Mugello, podio amaro

Quando salgo sul podio sono sempre contento, anche se magari potevo salire di qualche gradino. Al Mugello poi ha un sapore diverso. Ricordo ancora la premiazione nel 2018 quando in Moto 3 arrivai secondo e dal podio mi godevo i tifosi in festa.

Questa volta no. Già correre al Mugello senza pubblico è strano, senti che manca quella marcia che solo il calore dei tifosi sulle colline toscane possono darti. Questa volta, prima di salire sul podio, mi dicono che Jason (Dupasquier) non ce l’ha fatta.

Speravo con tutto me stesso che riuscisse a recuperare dal brutto incidente di sabato. Per quanto negli ultimi anni si è fatto davvero tanto per minimizzare il rischio di farsi male nelle cadute (anche quelle molto violente), quando un incidente ha quella dinamica non  si può davvero far nulla.

E’ un rischio che ogni pilota sa di correre e che accetta semplicemente perché sta vivendo il sogno che aveva da bambino.  Sul podio il mio pensiero va solo alla famiglia e agli amici di Jason, a cui avrei voluto dedicare qualcosa in più. E ai ragazzi del team Prustel, con cui ho vissuto una esperienza bellissima in moto 3.

Avrei voluto dedicare il podio a mia nonna Ester che ha compiuto sabato 90 anni. Nonna, non ti preoccupare, tra 10 anni festeggeremo i 100 con un podio in MotoGP.

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