Misano, va bene così.

E’ la gara di casa. Quella in cui la mattina delle prove e delle gare mi sveglio nel mio letto e non nel camper, faccio colazione con la mia famiglia e la sera torno a casa. La gara in cui un sacco di amici vengono a vedermi e farmi il tifo. La gara in cui salire sul podio significa guardare sotto e vederli e gioire con me.
Misano, il circuito dedicato all’idolo Sic, quest’anno ha un sapore diverso. Ci arrivo da secondo in classifica generale a tre punti dal primo, esco da primo con tre punti di vantaggio. A priori forse ci avrei messo la firma ma questa volta son contento solo a metà.
Andiamo con ordine.
Le prove del venerdì e del sabato non sono un gran che. Venerdì non riesco ad andare oltre al nono tempo. Penso che davanti a me ci sono parecchie wild card e che comunque sono vicino ai miei diretti riferimenti di campionato quindi non mi preoccupo più di tanto. Il sabato mattina quasi nessuno riesce a migliorare. Ok, si parte in terza fila nulla di compromesso.

Gara 1. Alla partenza il tempo inizia a far le bizze. Inizia a piovere ma sembrano solo due gocce. Giro di riscaldamento, la direzione gara chiama gara bagnata. In pit lane c’è tanta confusione. Nessuno sa se tenere slick o metter le rain. Mi torna in mente il Mugello dove avevamo sbagliato setting partendo da bagnato e con la pista asciutta dopo due minuti. Il mio capomeccanico Giordano alla fine decide per metter le gomme da bagnato. E di lì a qualche minuto il diluvio. Vedo chi ha deciso di restare con le slick disperarsi. Ma è una lotteria e questa volta la fortuna mi ha sorriso.
C’eè tutta la gara da correre ma si parte con il piede giusto. Capisco che ho una grande occasione per allungare sui miei diretti rivali e non me la faccio scappare. Chiudo sesto, gara di tenuta, guadagno punti e mi trovo in testa al campionato!
Salgo sul podio a ritirare la targa di primo in classifica, grande emozione ‎quando vedo I miei amici in festa.

Gara 2. Giornata asciutta, oggi non si balla con il tempo. ‎Son sempre lì in terza fila so che oggi chi ieri è rimasto indietro correrà con il coltello tra i denti.
Si parte. Male come è già successo altre volte. Mi trovo tredicesimo, ancora una volta sarà gara di rimonta. Passo un paio di piloti, inizio ad inanellare giri buoni e a metà gara mi trovo settimo. Vedo Arenas avvicinarsi, lo posso prendere. Riesco a passarlo son sesto, buona posizione considerate wild card.
Riesco a mantenere la posizione fino all’ultimo giro quando succede di tutto. All’ultima curva Arenas rompe il motore e mi chiude, fortuna vuole che riesco a restare in piedi ma nella bagarre perdo tre posizioni e finisco nono.
‎Sono nero, arrivo in pit lane e non riesco a salutare nessuno. Sguardo basso, non son soddisfatto anzi. Mi dicono che ho mantenuto il primo posto in classifica generale ma non mi interessa. L’adrenalina e la rabbia sono ancora tante e anche quando arrivo ai box mugugno e non sorrido.
Ad un certo punto i miei amici mi fan segno e mi dicono che c’è Gaia che mi vuole salutare. E’ una bimba piccola anche lei venuta a farmi il tifo. A lei non importa che abbia perso quelle tre posizioni all’ultima curva, mi salta sul collo e mi abbraccia come se avessi vinto. Mi sciolgo in un sorriso, ‎per un attimo mi dimentico della gara e di tutto il resto.
Sono arrivato a casa. Son distrutto. Non so ancora quale sia il sentimento a prevalere.
La testa è al Mugello, e anche se mancano tre mesi so che gli altri piloti in testa non smetteranno un attimo di pensarci. A metà ottobre in due gare ci giocheremo il campionato. Dovrò arrivare li al massimo. Dovrò pensare a cosa non è andato in questi giorni e come migliorare. Dovrò pensare all’unica cosa che conterà in quei giorni. Mettercela tutta per arrivare davanti.

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